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domenica 31 marzo 2013

A messa: pecoroni e letture soporifere

A volte in fondo alla chiesa si accumula un gregge di pecoroni, timorosi del buon pastore sull'altare. Si concentrano così tanto che è difficile farsi strada in mezzo a quella calca. Non mi riferisco a quei residenti che hanno l'abitudine di piazzarsi lì perchè è una vita che lo fanno, ma alla gente che accorre due volte all'anno e preferisce restare nascosta nell'ombra quando c'è tutta la chiesa a disposizione. Come se provassero vergogna.
Basta che facessero due passi in avanti e potrebbero respirare e lasciare libero il passaggio, ma preferiscono rimanere un gregge di pecoroni.

Un'altra caratteristica tipica della chiesa è l'aria assopita di molti dei presenti. La causa generale è lo svolgersi dei riti religiosi: non vengono vissuti attivamente come succede in Africa, per esempio, dove i fedeli si prodigano in balli e canti collettivi. Un'altra causa, più specifica, sono le letture. Il come vengono lette. Sembra di ascoltare la voce automatica della stazione dei treni. Nessuna intonazione, voce amorfa. La tentazione di sbadigliare ripetute volte.
Bisognerebbe metterci un po' di enfasi nella lettura, un po' di pathos. Una frase tragica non può risuonare piatta come quella più leggera. Bisogna stimolare immaginazione in chi ascolta, non sonnolenza...

2 commenti:

  1. Siamo sempre alla ricerca di lettori, meglio se bravi. Se vuoi puoi essere dei nostri?
    Francesca

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  2. Non è questione di sostituire i lettori/lettrici con nuovi che dovrebbero imparare tutto da capo, la questione è che i lettori/lettrici presenti potrebbero affinare la propria abilità, essendo ormai..avezzi al microfono e al pubblico.

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