A sociologia del lavoro mi ero imbattuto nel sistema giapponese, un modo intelligente di formare i lavoratori. Si tratta di una "progressione a rotazione": i dipendenti dell'azienda fanno esperienza in tutti i settori produtivi, uno dopo l'altro. Non restano tutta la vita nella catena di montaggio o nell'ufficio vendite, si fanno tre anni da una parte, poi cambiano e vanno tre anni dall'altra. Poi cambiano ancora, ancora e ancora.
Solo così ci si rende conto della cruda realtà e si agisce di conseguenza, rimanendo con i piedi per terra.
Nel sistema italiano, invece, una volta che conquisti la poltrona, la conservi fino all'ultimo respiro. Così si vedono presidenti della repubblica e parlamentari che intascano milioni di euro per 50 anni di fila dallo Stato. Perchè prima del parlamento erano consoli, magistrati, dirigenti di partito, professori universitari, banchieri... tutti ruoli da colletto bianco. La casta della poltrona. E restano chiusi nei loro palazzi senza rendersi bene conto di quello che succede fuori e senza nemmeno avere l'esperienza per risolvere la situazione. Se non hanno mai fatto il contadino, il pescatore, l'autotrasportatore o l'operatore ecologico, come possono aiutare queste categorie? Come possono sentirsi integrati nella società?
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